sabato 2 marzo 2013

Martin Heidegger e l’informatica come filosofia dei nostri tempi


Il pensiero speculativo del filosofo viaggia per concetti, e quindi, coglie in modo per noi ancora oggi sorprendente ed illuminante l’essenza della cibernetica e dell’informatica. Se l’acutissima lettura heideggeriana dell’informatica non è stata granché studiata, e tanto meno è stata intesa. ciò appare dovuto alla scarsa consuetudine con l’informatica di chi legge Heidegger, e per l’altro verso alla scarsa consuetudine con un certo pensiero filosofico di coloro che hanno tentato di ragionare sul confine tra filosofia e informatica.
Eppure Heidegger ci parla di dato e di informazione, ci parla di computazione, ci parla di pensiero e di conoscenza mediati dall’uso di macchine, ci parla di come l’essere umano rischia -nel dominio dell'informatica- di essere espulso dal processo di costruzione di conoscenza. E ci parla infine dell’esperienza che ognuno di noi fa con programmi per il trattamento dei testi, con il World Wide Web e con il motore di ricerca: al di là del domino della macchina si ritrova, in nuova forma, l’uomo attore del processo.

Questo testo non è che un frammento del mio commento ad una conferenza tenuta il 30 ottobre 1965.
 Il titolo della conferenza appare chiaro: Das Ende des Denkens in der Gestalt der Philosophie, La fine del pensiero in forma di filosofia. La conferenza è anche nota con il titolo Zur Frage nach der Bestimmung der Sache des Denkens, Sulla questione riguardante la determinazione della materia del pensare

Heidegger: L’esserci è la Lichtung, il diradamento per la presenza in quanto tale, e nel contempo non lo è affatto, nella misura in cui il diradamento è soltanto l’esserci, è garante cioè di questo ente come tale. L’analitica dell’esserci non perviene ancora a ciò che è proprio della Lichtung e non giunge per niente in quell’ambito a cui, dal canto suo, la Lichtung appartiene.
La presenza di ciò che è presente non ha in quanto tale alcun rapporto con la luce (Licht) nel senso del chiarore. La presenza è invece riferita al diradarsi (Lichte) nel senso della Lichtung (clearing).
Ciò a cui questa parola ci fa pensare, lo si può chiarire con un esempio. Una Lichtung (radura) nel bosco è quello che è, non a causa del chiarore e della luce che vi può splendere durante il giorno. La Lichtung cè anche di notte. Lichtung significa: in questo punto il bosco può essere attraversato.
Il filosofo ci ha accompagnato nella zona di confine, dove la filosofia giunge alla sua fine ed offre limmagine estrema di nel dissolversi in scienze diverse, ognuna autonoma ed inconsistente. linformatica prende il posto della filosofia, e sembra offrire alle scienze un fondamento comune:
con larmamentario dellinformatica strutturata lacosadel pensiero, sia pure ridotta a dato computabile, diveniva maneggiabile. Così linafferrabile, il meraviglioso, lo sfuggente apparire, il presentarsi dellessere, sembra diventare afferrabile.
Eppure il filosofo si accorge del pericolo implicito in questa informatica, estrema manifestazione della tecnica: l’orientamento al controllo, l’attaccamento alla conoscenza che c’è già, l’accanita attenzione alla parcellizzazione, il necessario ricorso a fondamenti e ad impalcature. Tutto questo, in realtà, significa rivolgere lo sguardo all’indietro. Perché l’informatica sappia accogliere il presentarsi dell’essere, il frutto di nuovo pensiero, il nuovo apparire di conoscenza, c’è bisogno di qualcos’altro.
Se l’uomo è un libero essere storico, deve guardarsi dal pericolo di consegnare la determinazione di sé al riduttivo modo di pensare informatico. Se la domanda implicita nella filosofia è ‘in cosa consiste la stessa possibilità di pensare’, la domanda deve porsela anche l’informatica, ora che prende il posto della filosofia.

Heidegger: Meditare sul fatto che e su1 modo in cui la Lichtung è garanzia della presenza (Anwesenheit) fa parte della domanda concernente la determinazione della materia (Sache) del pensiero, un pensiero che, volendo corrispondere a questa materia e agli stati che le sono propri, si vede costretto a trasformarsi.
Anche questo parlare a proposito della Lichtung non è forse soltanto una metafora, ricavata dalla radura del bosco? In fin dei conti la radura non è che qualcosa di presente in un bosco presente. Invece la Lichtung, come garanzia propria dello spazio libero, del venire alla presenza e del permanere di ciò che è presente, non è né qualcosa di presente, né una proprietà della presenza. La Lichtung, e ciò che essa stessa dirada, resta piuttosto qualcosa che concerne il pensiero non appena questo è interessato dalla domanda su come stiano le cose a proposito della presenza in quanto tale.
Troviamo qui occasione per osservare la parabola dell’informatica -così come la conosciamo, dal momento del suo emergere come disciplina, o meta-scienza, al momento in cui scrivo.
Possiamo tornare dunque ora a guardare all’informatica infantile, costretta a lavorare su una piccola parte della ‘materia del pensiero’, costretta a contentarsi di dati ‘certi’, ma poveri. Costretta a considerare del pensiero solo ciò che è computabile, cioè: solo ciò che è esprimibile attraverso uno specifico linguaggio formalizzato. Costretta a fondarsi sull’ordinabilità, sul controllo. Questa informatica cerca rimedio all’‘iconoscibilità della cosa’ nella ‘certezza del dato’, segno della cosa finemente definito, in un modo non più comprensibile all’uomo, e comprensibile invece solo da parte di macchine dedicate a questo scopo. C’è -come ci ricorda il filosofo- un evidente limite in tutto questo: la conoscenza non può essere ridotta all’esecuzione di un algoritmo, e non può essere subordinata all’imposizione di una scaffalatura, di una struttura data a priori.
Ma tutto cambia quando l’informatica si scopre in grado non solo di ordinare ed a elaborare fine grained data, ma capace di lavorare con coarse grained data attinti da un ‘fondo’. In questo ‘fondo’ stanno anzi, per meglio dire, non importa come organizzati, materiali di grana diversa, insomma: Sache, Stoff, matter, coarse, roba: in apparenza magari anche robaccia grossolana, cianfrusaglie. E la questione, il problema, la materia del lavoro -ecco in gioco il doppio senso di Sache e di matter- non risiedono più, come nell’informatica infantile, nell’elaborare e nell’ordinare. La questione, il problema, la materia, in questa informatica evoluta, sta nel diradare. Come il bosco si dirada improvvisamente finché -Lichtung- ci appare la radura, così funziona l’informatica che porta a galla, alla luce, ciò che è implicito nella materia, per tentativi ed errori, per approssimazione, senza che alla fin fine importi come.
Due esempi appaiono subito evidenti.
Così, lavorando con materiali eterogenei ed eterocliti, costruiamo conoscenza tramite il Data Mining: rovistando, appunto, in questo ‘fondo’, e cercando cluster, cercando sul momento una struttura utile a tenere insieme abbastanza bene quei materiali, in modo che ci appaia conoscenza. Ci soccorre il senso implicito in cluster: ‘grumo’, ‘blocco’, ‘zolla’; l’idea di possibile ‘coagulazione’, ‘raggrumarsi’, prende il posto del necessario riferimento a una ‘impalcatura’, ‘intelaiatura’ già data.
E così, ancora, lavorando con materiali eterogenei ed eterocliti, costruiamo conoscenza muovendoci nel World Wide Web -sterminato ‘fondo’ di materiali continuamente accumulati, anche con il nostro contributo- estraiamo di volta in volta cose, e con queste costruiamo provvisorie ma efficaci strutture.

Heidegger: Das Lichte è il diradarsi. Lichten vuoi dire liberare, lasciar libero, affrancare. Lichten dipende da leicht (lieve). Alleviare, alleggerire una cosa significa eliminare gli ostacoli, condurla in un ambito senza più resistenze, nello spazio libero. Levare lancora vuol dire: liberarla dal fondo marino che la serra tuttattorno ed elevarla nello spazio libero dellacqua e dellaria.
La presenza è assegnata alla Lichtung intesa come garanzia propria dello spazio libero.
Lichtung, clearing, ‘diradarsi’, ‘farsi chiaro’, processo di continua emergenza di conoscenza adeguata alla situazione.
Qui c’è il processo, il flusso, il continuo manifestarsi della presenza. Un processo sempre in fieri, sempre possibile. Un processo che si dà a prescindere dall’essere umano, ma del quale l’essere umano può essere partecipe.
Possiamo quindi riprendere, andando oltre il mero esempio sopra accennato, il discorso a proposito di ciò che, nei termini proposti dal filosofo, è il World Wide Web.
Nel World Wide Web, possiamo osservare diverse azioni connesse e interagenti, azioni che coinvolgono uomini e macchine, azioni orientate al ‘diradarsi’, ‘superamento di resistenze’: Lichtung, clearing che finisce nel liberare conoscenza. ‘Liberarla dal fondo che la serra ed elevarla nello spazio libero dell’acqua e dell’aria’.
Quando l’essere umano aggiunge tag, ‘etichette’ ai materiali grezzi, l’essere umano e la macchina, accoppiati strutturalmente, stanno cooperando nel liberare il materiale costretto in una Gestell -intelaiatura, scaffale-, costretto ad essere stabile, ma inattivo: Bestand, standing reserve, fondo. Così non importa più di che Sache, roba, stuff, matter si tratti - il materiale in ogni caso è reso vivo, suscettibile di infiniti utilizzi.
Altrettanto importante Lichtung , lavoro di diradamento, di apertura di percorsi, è il sotterraneo, autonomo lavoro del crawler, l’agente software che esplora i luoghi reconditi, rilevando la presenza di ogni genere di Sache, roba, stuff, matter.
E poi possiamo vedere l’essere umano e la macchina, accoppiati strutturalmente, cooperare alla parousía, ‘al far sorgere conoscenza dalla dalla propria essenza’, quando l’essere umano inserisce nella finestra del search engine ,motore di ricerca, parole che presuppongono interrogazioni, domande. E trova, restituite dalla macchina, possibili risposte.
E’ così che il World Wide Web ci narra di come la materia del pensare, la materia per pensare, prende forma. Solo avendo sotto gli occhi di questa narrazione -o anzi: solo perché di questa narrazione abbiamo esperienza, essendone attori partecipi- possiamo cogliere i limiti entro i quali rischia di restare avvinto il nostro pensiero – i limiti dei quali il filosofo ragiona.
Consideriamo quanta materia del pensare, materia per pensare, resterebbe a noi oscura ed ignota, poveramente accessibile, in fondo inaccessibile, nel modo dei libri chiusi, delle biblioteca sia pure ben organizzate, nel mondo sia pure perfettamente strutturato dell’informatica infantile.
Il filosofo sta dicendoci che, forse, le risposte che la filosofia non può più dare potranno essere trovate tramite l’informatica. Ciò accadrà se l’informatica abbandona fondamenti e orientamenti al controllo, e si manifesta invece come affrancamento, liberazione del pensiero.
Così è quando noi, pur limitati nell’agire dalla nostra pochezza, e dalla pochezza delle macchine che ci accompagnano nell’esplorazione, ci muoviamo affacciati sull’ignoto Web con l’ausilio di un motore di ricerca.

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